Charting parodontale: una guida pratica su sondaggio e cartella parodontale
Cos'è la cartella parodontale e perché è fondamentale
La cartella parodontale è il documento clinico che consente di registrare in maniera sistematica lo stato parodontale del paziente, creando una baseline diagnostica essenziale. Attraverso il charting parodontale, l'odontoiatra ottiene dati fondamentali per:
- pianificare una terapia mirata e personalizzata;
- monitorare nel tempo l'andamento clinico nelle visite di rivalutazione;
- comunicare con chiarezza al paziente i problemi presenti, migliorando così la sua compliance terapeutica.
Uno degli strumenti digitali più diffusi è il Periodontal Chart Online, che permette di registrare fino a sei siti per dente o per impianto, evidenziando automaticamente parametri come profondità di tasca, indice di placca e sanguinamento al sondaggio. Questo consente di ottenere un quadro clinico chiaro, standardizzato e facilmente confrontabile nel tempo.
In sintesi, cosa è importante ricordare? La cartella parodontale rappresenta la "fotografia iniziale" della salute parodontale, ed è uno strumento diagnostico, terapeutico e comunicativo. Il Periodontal Chart Online rende la compilazione più intuitiva e precisa, migliorando il follow-up clinico.
Prima di iniziare: setup corretto della cartella parodontale
Prima di eseguire il sondaggio parodontale, è fondamentale impostare correttamente la cartella parodontale. Una compilazione ordinata riduce gli errori e rende le rivalutazioni cliniche più affidabili.
Gli elementi fondamentali nella compilazione sono:
- dati identificativi: inserire data dell'esame, nome e cognome del paziente, data di nascita e nome dell'operatore. Questi elementi rendono ogni cartella un documento clinico tracciabile;
- tipologia di visita: specificare se si tratta di esame iniziale (baseline) o di una rivalutazione. Solo così sarà possibile monitorare nel tempo la risposta alla terapia parodontale;
- elementi assenti: segnare e rimuovere dalla griglia i denti mancanti. Questo evita di registrare parametri su siti non presenti e riduce errori statistici nella valutazione complessiva;
- check degli impianti: già in questa fase è utile contrassegnare eventuali impianti, poiché richiedono registrazioni specifiche diverse dai denti naturali.
Un aspetto cruciale riguarda la standardizzazione del sondaggio parodontale, che deve essere eseguito sempre con la stessa sonda (es. sonda UNC-15 o sonda di Nabers per le forcazioni), applicando una pressione di circa 20–25 g e seguendo un ordine fisso dei siti (mesiobuccale → centrobuccale → distobuccale → mesiolinguale → centrolinguale → distolinguale).
Questa sequenza riduce la variabilità intra-operatore e rende più affidabili le misurazioni cliniche (Ainamo & Bay, 1975; Lang & Tonetti, 2003).
Punti chiave da tenere a mente:
- setup ordinato = cartella chiara, affidabile e confrontabile;
- fare sempre distinzione tra visita iniziale e rivalutazione, cruciale per seguire i progressi clinici;
- identificare i denti mancanti e impianti migliora la precisione diagnostica;
- sequenza e pressione standard nel sondaggio parodontale portano meno errori e dati più consistenti.
Sequenza consigliata per il charting parodontale (step-by-step)
1) Indice di placca: come registrarlo nella cartella parodontale
L'indice di placca è il primo dato da registrare nella cartella parodontale. Si rileva in maniera dicotomica (placca presente/sì o assente/no) su sei siti per ogni dente: tre buccali e tre linguali/palatali. Questo parametro permette di valutare l'igiene orale del paziente e il suo livello di collaborazione.
Lo O'Leary Plaque Control Record (O'Leary et al., 1972) rimane lo strumento di riferimento: calcolando la percentuale totale e quella suddivisa per quadrante, è possibile individuare aree di criticità e misurare i progressi nel tempo.
Valori superiori al 20% indicano una scarsa igiene e la necessità di rinforzare l'educazione del paziente.
2) Sondaggio parodontale e profondità di tasca (PD): valori clinici e soglie
La profondità di tasca rappresenta il parametro clinico più utilizzato nel sondaggio parodontale. Viene misurata in sei siti per dente con la sonda millimetrata, mantenendo una pressione costante di circa 20–25 g.
Molti software evidenziano automaticamente i valori ≥4 mm, ma clinicamente l'attenzione principale si concentra sulle tasche ≥5 mm, che indicano la necessità di trattamento attivo.
Non è raccomandato calcolare una media del PD a livello di bocca: la malattia parodontale è sito-specifica, quindi ogni tasca va valutata singolarmente (Ainamo & Bay, 1975).
L'interpretazione corretta del PD consente di distinguere tra pazienti da mantenere in controllo e pazienti da avviare a terapia causale o chirurgica.
3) Bleeding on Probing (BOP): ruolo nel charting parodontale e nel mantenimento
Il sanguinamento al sondaggio (BOP) è un indice clinico semplice ma estremamente utile. Si registra su sei siti per dente (sì/no) contestualmente al sondaggio.
La sua assenza è un indicatore prognostico di stabilità clinica, mentre percentuali elevate indicano un'infiammazione attiva. Diversi studi dimostrano che un paziente senza BOP ha un rischio molto basso di progressione della malattia.
Il target clinico in fase di mantenimento è di mantenere il BOP <20%, soglia che indica un buon controllo (Lang & Tonetti, 2003).
Il BOP, insieme all'indice di placca, è uno dei parametri più efficaci da condividere con il paziente per motivarlo.
4) Forcazioni Hamp: classificazione e uso della sonda di Nabers
La registrazione delle forcazioni è fondamentale per identificare siti con prognosi più complessa. Si valutano soltanto gli elementi pluriradicolati (molari superiori e inferiori, primi premolari superiori) utilizzando la sonda di Nabers.
Il sistema più utilizzato è quello di Hamp, Nyman & Lindhe (Hamp et al., 1975 – PubMed):
- Grado I: ingresso della sonda <3 mm;
- Grado II: sondabilità >3 mm senza passaggio completo;
- Grado III: passaggio completo (da parte a parte).
Nei molari superiori vanno registrate le forcazioni vestibolare, mesiale e distale; negli inferiori vestibolare e linguale. Questa classificazione aiuta nella pianificazione chirurgica e nella valutazione della prognosi a lungo termine.
5) Mobilità dentale: classificazione clinica e rilevanza diagnostica
La valutazione della mobilità dentale completa il quadro clinico e va sempre registrata nella cartella. Si distinguono tre gradi:
- Grado 1: mobilità orizzontale compresa tra 0,2–1 mm;
- Grado 2: mobilità orizzontale 1–2 mm;
- Grado 3: mobilità >2 mm con componente verticale.
Questo parametro è influenzato da fattori parodontali, occlusali e traumatici. Anche se le classificazioni possono variare leggermente, l'importante è mantenere costanza all'interno dello studio.
La mobilità è un dato utile anche per spiegare al paziente la gravità della situazione clinica.
6) Recessione gengivale e margine gengivale: la classificazione di Cairo
Il Gingival Margin si registra in mm su sei siti, segnando valori negativi in caso di recessione gengivale. Questo parametro permette di calcolare la perdita di attacco clinico (CAL), fondamentale per definire la gravità della malattia.
Per approfondire la gestione clinica delle recessioni gengivali, ti consigliamo di guardare anche il video "Trattamento recessioni gengivali, II e III quadrante" con Gema Maeso Mena, dove vengono eseguiti innesti tissutali per aumentare spessore e altezza gengivale.
La classificazione più aggiornata è quella di Cairo (2011), che distingue tre tipologie:
- RT1: recessione senza perdita di attacco interprossimale;
- RT2: recessione con perdita interprossimale simile o minore alla recessione vestibolare;
- RT3: recessione con perdita interprossimale maggiore rispetto a quella vestibolare.
Questo sistema offre una migliore predicibilità terapeutica rispetto alla vecchia classificazione di Miller.
Per un esempio clinico concreto di trattamento dei difetti parodontali, puoi guardare anche il video "Trattamento di difetti parodontali multipli" della nostra tootor Gema Maeso, in cui vengono affrontati casi di recessione gengivale, difetti estetici vestibolari e gestione dei primi segni di perimplantite.
7) Flag degli impianti nella cartella parodontale: perché distinguerli dai denti naturali
Durante il charting è importante distinguere denti naturali da impianti. Gli impianti infatti hanno parametri clinici propri e indici diagnostici specifici per mucosite e perimplantite.
Il Periodontal Chart Online consente di contrassegnare gli impianti con icone dedicate, rendendo il report più chiaro e facilitando il monitoraggio a lungo termine.
Una gestione separata dei dati migliora la precisione diagnostica e riduce il rischio di confusione nei follow-up.
Dal riassunto della cartella parodontale alla diagnosi
Una volta completato il charting parodontale, il software genera un riassunto clinico che consente di interpretare rapidamente i dati raccolti. Gli indicatori più significativi da leggere sono:
- % Indice di placca: riflette il livello di igiene orale e la compliance del paziente. Valori elevati richiedono un rinforzo dell'istruzione domiciliare (O'Leary et al., 1972).
- % BOP o Bleeding on Probing: rappresenta un proxy di infiammazione parodontale. L'assenza di sanguinamento è un buon predittore di stabilità clinica.
- Mappe di PD e recessioni gengivali: evidenziano i siti più critici per interventi di terapia causale, chirurgia parodontale o trattamenti mucogengivali (Cairo, 2011).
- Trend nelle rivalutazioni: confrontare cartelle diverse è affidabile solo se si utilizza la stessa piattaforma digitale e lo stesso protocollo di sondaggio.
Per tradurre questi dati in una diagnosi condivisibile, è consigliabile uniformarsi alla Classificazione 2018 di EFP/AAP, che introduce lo staging e grading della parodontite e le categorie per le condizioni peri-implantari (Tonetti et al., 2018). Questo permette di ottenere documenti clinici coerenti, comparabili nel tempo e utilizzabili per eventuali invii o consulenze specialistiche.
Per un approfondimento sull'inquadramento diagnostico e sulla gestione del paziente parodontale, puoi guardare anche il nostro T-Talk "L'inquadramento diagnostico e la gestione di pazienti con problematiche parodontali" con Magda Mensi.
In sintesi, gli elementi da tenere d'occhio a seguito del sondaggio parodontale sono:
- il riassunto della cartella parodontale: deve guidare le decisioni terapeutiche;
- % placca e % BOP: sono i due indici più predittivi per igiene e infiammazione;
- mappe di tasche e recessioni gengivali: orientano la scelta del trattamento;
- la Classificazione 2018 (EFP/AAP): garantisce diagnosi standardizzate e utili al lavoro in team.
Errori da evitare nella compilazione della cartella parodontale
Durante il charting parodontale e il sondaggio parodontale, la precisione è fondamentale. Una cartella compilata in modo scorretto può compromettere non solo la diagnosi, ma anche il piano terapeutico e la comunicazione con il paziente. Alcuni errori sono particolarmente frequenti:
- Saltare i siti o invertire i quadranti
Ogni dente va sondato in sei punti (mesiobuccale, centrobuccale, distobuccale, mesiolinguale, centrolinguale, distolinguale). Saltarne uno o invertire la sequenza crea dati incompleti e rende le rivalutazioni non comparabili. La regola è seguire sempre un ordine fisso. - Pressione di sondaggio incoerente
L'uso della sonda richiede una forza standard di circa 20–25 g (Ainamo & Bay). Una pressione eccessiva può generare falsi valori di profondità di tasca (PD) o provocare sanguinamenti non reali; una pressione troppo lieve rischia invece di sottostimare la reale estensione della tasca. - Mancato flag degli impianti
Non contrassegnare gli impianti nella cartella parodontale genera confusione: i parametri clinici e i valori di riferimento sono diversi rispetto ai denti naturali. Questo errore può portare a diagnosi sbagliate di mucosite o perimplantite; - Mediar e i valori di PD sull'intera bocca
Fare la media della profondità di tasca non ha valore clinico: la malattia parodontale è sito-specifica e ogni tasca deve essere interpretata singolarmente. Parlare di "media PD 3,5 mm" è fuorviante perché nasconde i siti realmente critici (≥5 mm). - Rivalutazioni non comparabili
Cambiare strumento, sonda o sequenza di rilevazione rende impossibile confrontare i dati nel tempo. Per valutare i progressi, è essenziale replicare esattamente le condizioni della misurazione iniziale, utilizzando la stessa sonda e la stessa piattaforma digitale di registrazione.
Evitare questi errori significa avere una cartella parodontale affidabile, utile non solo per la pianificazione clinica ma anche per la comunicazione efficace con il paziente.
Come spiegare i risultati della cartella parodontale al paziente
Una delle sfide più importanti del charting parodontale non è solo raccogliere i dati clinici, ma saperli comunicare in modo chiaro al paziente. La comprensione dei risultati aumenta la motivazione, migliora la compliance e riduce il rischio di recidiva.
Il linguaggio tecnico del sondaggio parodontale va tradotto in concetti semplici e visivi. Alcuni approcci efficaci:
- Tradurre gli indici in immagini: mostrare le percentuali di indice di placca e di BOP (Bleeding on Probing) con codici colore immediati (ad es. azzurro per la placca, rosso per il sanguinamento). Questo aiuta il paziente a percepire la differenza tra aree sane e aree critiche.
- Far vedere dove sono i problemi: schematizzare le tasche ≥5 mm, le forcazioni Hamp o le aree di recessione gengivale direttamente nella cartella parodontale. Collega questi siti a trattamenti specifici ("Qui facciamo scaling", "Qui sarà necessaria una chirurgia gengivale"). Questo rafforza il legame tra il problema e la terapia.
- Stabilire micro-obiettivi realistici: piuttosto che parlare in termini generici ("bisogna migliorare l'igiene"), concorda traguardi misurabili, come portare il BOP sotto il 20% in 6 settimane (Lang & Tonetti, 2003). Mostrare i progressi nella rivalutazione crea un senso di successo condiviso.
- Usare esempi concreti: spiegare che "ogni punto rosso è un segnale di infiammazione che può causare perdita di osso". Questo rende il rischio tangibile, parallelamente dire "abbiamo ridotto la placca dal 40% al 15%" mostra un risultato misurabile e motivante.
In questo modo, la cartella parodontale diventa non solo un registro clinico, ma uno strumento educativo e motivazionale, capace di trasformare il paziente da spettatore passivo a parte attiva della terapia.
Dalla cartella parodontale alla pratica clinica: il tutorial di Federica Ugolini
Nel video disponibile su Tootor, Federica Ugolini mostra passo dopo passo come utilizzare il Periodontal Chart Online per una corretta compilazione della cartella parodontale. Dopo aver impostato i dati del paziente ed eliminato gli elementi assenti, Federica illustra come registrare le misurazioni a sei siti per dente:
- profondità di tasca (PD) durante il sondaggio parodontale;
- indice di placca (PCR) e BOP (Bleeding on Probing);
- classificazione delle forcazioni Hamp con la sonda di Nabers;
- valutazione della mobilità dentale;
- inserimento del Gingival Margin con valori negativi in caso di recessione gengivale;
- flag degli impianti, distinti dai denti naturali.
La parte conclusiva del video sottolinea un concetto chiave: le percentuali di placca e di BOP sono gli indici più significativi per valutare igiene orale, compliance e grado di infiammazione nel tempo. Sono quindi i parametri da monitorare con maggiore attenzione sia nella diagnosi iniziale sia nelle fasi di rivalutazione.
Il charting parodontale non è soltanto un esercizio di registrazione numerica, ma uno strumento clinico ed educativo che aiuta il team odontoiatrico a pianificare terapie efficaci e il paziente a comprendere meglio la propria situazione parodontale.
Vuoi vedere nel dettaglio come si compila la cartella parodontale e come interpretare correttamente un sondaggio parodontale? Accedi a Tootor e guarda il video di Federica Ugolini "Charting".
FAQ
- Cos'è il charting parodontale e perché è fondamentale nella pratica clinica?
- Come eseguire correttamente un sondaggio parodontale?
- Quali parametri devono essere inclusi in una cartella parodontale completa?
- Qual è il ruolo dell'indice di placca nella valutazione parodontale?
- Come si classificano le forcazioni Hamp e quale sonda utilizzare?
- Come valutare e classificare una recessione gengivale nella cartella parodontale?
Il charting parodontale è la registrazione sistematica di parametri come profondità di tasca, indice di placca, BOP, mobilità dentale, recessioni gengivali e forcazioni Hamp. Consente di creare una baseline, pianificare il trattamento e monitorare nel tempo i risultati terapeutici.
Il sondaggio parodontale va effettuato con una sonda calibrata, registrando i valori in sei siti per dente. È essenziale mantenere una pressione costante (20–25 g) per evitare falsi positivi/negativi e seguire una sequenza fissa. Questo garantisce dati confrontabili nelle rivalutazioni.
Una cartella parodontale deve contenere: indice di placca, profondità di tasca (PD), BOP, grado di mobilità dentale, valutazione delle forcazioni Hamp con sonda di Nabers, registrazione del margine gengivale per individuare le recessioni gengivali e contrassegno degli impianti.
L'indice di placca è un parametro dicotomico (sì/no) che misura la presenza di placca in sei siti per dente. Lo O'Leary Plaque Control Record è lo standard di riferimento: valori superiori al 20% indicano scarsa igiene e necessità di rinforzo motivazionale per il paziente.
Le forcazioni Hamp si classificano in tre gradi (I: ingresso <3 mm; II: sondabilità >3 mm senza passaggio completo; III: passaggio completo). Lo strumento dedicato è la sonda di Nabers, che consente una rilevazione accurata nei molari pluriradicolati.
La recessione gengivale si registra come valore negativo del margine gengivale rispetto alla giunzione amelo-cementizia. La classificazione più aggiornata è quella di Cairo (2011), che distingue RT1, RT2 e RT3, utile per prevedere la predicibilità di copertura radicolare.
