Odontologia forense: il consenso informato

Gian Aristide Norelli

La gestione del consenso informato è un argomento che non sempre viene valutato approfonditamente. In questo video il tootor Gian Aristide Norelli spiega di cosa si tratta e quali sono i punti chiave da tenere ben presenti quando si presenta il piano terapeutico al paziente.

Consenso informato in odontoiatria: dal "foglio firma" alla scelta partecipata

Per anni il consenso informato in odontoiatria è stato vissuto come un semplice adempimento burocratico: un modulo prestampato da far firmare al paziente prima della terapia. Oggi, grazie all'evoluzione normativa e giurisprudenziale, l'approccio è cambiato in modo sostanziale: il consenso non è più soltanto una firma, ma parte integrante dell'atto clinico. Un cambiamento che riguarda anche l'odontologia forense, dove il consenso informato è sempre più analizzato come strumento di tutela clinica e legale.

La prospettiva attuale mette al centro tre elementi: informazione chiara e comprensibile, verifica della reale comprensione da parte del paziente e libera autodeterminazione della scelta terapeutica. In questo senso, è più corretto parlare di informed choice piuttosto che di informed consent, perché il paziente non si limita ad "accettare" la terapia proposta, ma partecipa attivamente alla decisione insieme al clinico.

La cornice normativa di riferimento è la Legge 219/2017 (pubblicata in Gazzetta Ufficiale), che definisce i diritti del paziente, le modalità con cui il consenso deve essere raccolto e la sua documentazione, sia in forma scritta che videoregistrata, da integrare nella cartella clinica odontoiatrica o nel Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE).

Per un approfondimento sui principi generali del consenso, si veda anche il video "Il razionale del consenso informato" sempre con il tootor Gian Aristide Norelli, che analizza i fondamenti giuridici e clinici del tema.

Ma cosa significa, in concreto, per il dentista?

Per comprenderlo è utile partire da un chiarimento fondamentale: il consenso informato non coincide con un modulo da firmare, bensì con un vero e proprio processo clinico-comunicativo che deve essere pianificato e registrato con attenzione.

Consenso informato in odontoiatria: perché non basta un modulo ma serve un processo clinico-comunicativo

In odontoiatria il consenso informato è un percorso clinico e comunicativo che accompagna ogni fase della cura e che ha come obiettivo la decisione condivisa tra medico e paziente. Questo significa che l'odontoiatra non si limita a ottenere una firma rassicurante, ma si impegna a trasmettere in modo chiaro e comprensibile tutti gli elementi utili a una scelta consapevole: diagnosi, obiettivi del trattamento, alternative terapeutiche (comprese le opzioni conservative o la possibilità di non intervenire), rischi e benefici, tempi e costi.

La Legge 219/2017 ha definito in modo preciso questo processo, stabilendo che l'informazione deve essere completa, personalizzata e realmente utile a una decisione autonoma del paziente. Non solo: la norma prevede che il consenso sia tracciabile, attraverso diverse forme — dalla sottoscrizione scritta alla videoregistrazione — e che venga inserito nella cartella clinica odontoiatrica o nel Fascicolo Sanitario Elettronico. Questo perché il consenso, a tutti gli effetti, è parte integrante dell'atto clinico e non un adempimento burocratico. (Gazzetta Ufficiale, Legge 219/2017).

Per lo studio odontoiatrico, questo si traduce in alcune attenzioni pratiche. È importante evitare un linguaggio eccessivamente tecnico e preferire spiegazioni accessibili, supportate se necessario da immagini o schede illustrative. La strategia del cosiddetto "teach-back", chiedere al paziente di ripetere con parole proprie le informazioni ricevute, è uno strumento efficace per verificare che il messaggio sia stato realmente compreso. Allo stesso modo, annotare in cartella non soltanto la firma, ma anche il fatto che sia stata verificata la comprensione, offre maggiore solidità clinico-legale al consenso.

Un approfondimento sul ruolo della comunicazione nella relazione odontoiatra-paziente è offerto dal video "La gestione dell'informazione e della comunicazione con il paziente" del tootor Marco Scarpelli.

Comprendere che il consenso informato è un vero processo clinico-comunicativo è il primo passo per integrarlo correttamente nella pratica quotidiana. Ma riconoscerne il valore non basta: occorre anche dimostrare di averlo gestito nel modo giusto.

Ed è proprio su questo punto che entra in gioco l'aspetto forense: non è sufficiente aver informato il paziente, bisogna essere in grado di provare che quell'informazione è stata completa, personalizzata e compresa.

Consenso informato in odontoiatria: dalla firma rassicurante alla prova dell'informazione documentata

La Corte di Cassazione ha più volte chiarito un principio fondamentale: la mancata o inadeguata informazione costituisce fonte autonoma di responsabilità professionale, anche quando l'atto clinico sia stato eseguito in maniera tecnicamente corretta. In altre parole, il danno da lesione dell'autodeterminazione del paziente può sussistere anche se la terapia ha avuto successo (Fonte: FNOMCeO).

Per questo motivo, il semplice "foglio pre-stampato" non rappresenta una tutela sufficiente: la firma su un modulo generico non dimostra né il contenuto né la qualità del colloquio informativo. Ciò che conta è la prova dell'informazione effettivamente erogata e della comprensione da parte del paziente.

Un inquadramento più ampio sul tema è disponibile nel video "Medicina legale: consenso al trattamento sanitario" del tootor Gian Aristide Norelli, che ripercorre l'evoluzione normativa in ambito medico-legale.

Come può il dentista blindare questa prova?

Questo approccio non solo riduce il rischio di contenzioso, ma rafforza anche la relazione di fiducia con il paziente, che percepisce trasparenza, chiarezza e attenzione alla sua reale comprensione. Questa prospettiva è centrale anche nell'odontologia forense, che valuta la qualità dell'informazione come elemento determinante in caso di contenzioso.

Informazione comprensibile e barriere linguistiche

Il consenso informato non si esaurisce nel fornire spiegazioni: ciò che conta davvero è che il paziente abbia capito. Una comunicazione formalmente corretta ma incomprensibile equivale, sul piano giuridico e clinico, a un consenso invalido. Per questo motivo, la comprensione effettiva è considerata un requisito sostanziale del consenso informato in odontoiatria.

La sfida diventa ancora più evidente quando ci si trova di fronte a pazienti non italofoni o con bassa alfabetizzazione sanitaria. In questi casi, l'odontoiatra non può limitarsi alla consegna di un modulo standard: deve adottare strumenti e strategie che permettano al paziente di comprendere davvero.

Alcuni esempi concreti includono:

Garantire un'informazione comprensibile significa dunque rispettare non solo un obbligo legale, ma anche un dovere etico: consentire al paziente di partecipare attivamente alla decisione terapeutica, indipendentemente da ostacoli linguistici o culturali.

Consenso informato in odontoiatria: minori, incapaci e urgenze

Il tema del consenso informato diventa particolarmente delicato quando il paziente non è pienamente capace di esprimere una volontà autonoma, oppure quando ci si trova in situazioni di emergenza clinica. La Legge 219/2017, art. 3 (consultabile su Normattiva) stabilisce i principi di riferimento in questi casi.

Minori

Per i pazienti minorenni, il consenso deve essere espresso dagli esercenti la responsabilità genitoriale o dal tutore legale. Tuttavia, la norma valorizza anche il ruolo del minore: è previsto infatti l'ascolto del paziente in relazione alla sua età e al grado di maturità, così che la decisione finale tenga conto della sua volontà, pur non avendo piena capacità giuridica.

Persone incapaci (interdetti, inabilitati, amministrazione di sostegno)

Quando il paziente è interdetto, inabilitato o sottoposto ad amministrazione di sostegno, il consenso è espresso dal rappresentante legale o dall'amministratore nominato dal giudice. Ciò non esime il professionista dal dovere di fornire tutte le informazioni anche alla persona assistita, nella misura in cui sia possibile comprendere, per rispettarne dignità e autodeterminazione.

Situazioni di urgenza

In caso di pericolo immediato per la vita o di grave danno alla salute, l'odontoiatra può procedere senza il consenso, purché documenti in cartella clinica le circostanze che hanno reso necessario l'intervento immediato. Questa eccezione è strettamente legata al principio di tutela della salute come diritto costituzionale e deve essere limitata ai soli casi in cui il tempo non consenta di acquisire il consenso.

Consenso informato in odontoiatria e privacy: due consensi distinti in odontoiatria

Un errore frequente negli studi odontoiatrici è confondere il consenso sanitario in odontoiatria con il consenso privacy. Si tratta, in realtà, di due atti completamente diversi, fondati su basi giuridiche separate e che non devono mai essere accorpati nello stesso modulo.

Il consenso sanitario in odontoiatria riguarda esclusivamente l'atto clinico: la decisione consapevole del paziente di sottoporsi a una determinata terapia, dopo aver ricevuto tutte le informazioni necessarie. Al contrario, il consenso privacy GDPR si riferisce al trattamento dei dati personali, ovvero alla modalità con cui lo studio raccoglie, conserva e utilizza le informazioni del paziente.

È importante sottolineare che, in ambito sanitario, la base giuridica del trattamento dei dati non è quasi mai il consenso dell'interessato, bensì l'obbligo di cura sancito dalla legge. Ciò non toglie che il paziente debba sempre ricevere un'informativa chiara e trasparente, redatta in conformità al Regolamento UE 2016/679. (Fonti: Federprivacy, Agenda Digitale)

In pratica:

Separare correttamente i due consensi non è solo una buona prassi, ma una garanzia legale ed etica che tutela sia i diritti del paziente che la responsabilità del professionista.

Workflow consigliato per lo studio odontoiatrico: dal colloquio alla documentazione

Per tradurre nella pratica quotidiana i principi del consenso informato in odontoiatria, può essere utile adottare un workflow strutturato che accompagni il paziente dall'anamnesi iniziale fino alla firma e alla registrazione del consenso. Questo percorso, se ben organizzato, non solo riduce i rischi medico-legali ma migliora anche la qualità della relazione clinica. (Fonte: Quotidiano Sanità).

1. Pre-colloquio strutturato

Il processo parte con una raccolta anamnestica completa: condizioni generali di salute, farmaci, allergie, ma anche obiettivi personali e aspettative estetico-funzionali del paziente. Questa fase è fondamentale per impostare un piano di cura realistico e coerente con le esigenze individuali.

2. Informazione "a strati"

L'informazione deve essere costruita gradualmente, includendo diagnosi, alternative terapeutiche in odontoiatria, rischi e benefici, tempi, costi e persino la possibilità di non trattare. È buona prassi supportare il colloquio con materiale scritto o visual (schede esplicative, infografiche, QR code con video informativi), che il paziente possa consultare anche a casa.

3. Verifica della comprensione (teach-back)

Il consenso informato non è valido se il paziente non comprende davvero. La tecnica del teach-back in odontoiatria, chiedere al paziente di spiegare con parole proprie cosa ha capito della terapia proposta, è un metodo efficace per accertarsi che l'informazione sia stata recepita correttamente.

4. Decisione condivisa

Il consenso si concretizza in una vera e propria decisione condivisa. Annotare in cartella le ragioni che hanno portato a scegliere una determinata opzione terapeutica, gestire eventuali ripensamenti o revoche e concordare tempi e modalità rafforza la validità dell'intero processo.

5. Documentazione finale

La fase conclusiva è la documentazione: firma olografa o digitale su un modulo specifico, completamento di una check-list per verificare che tutti i punti siano stati trattati, note in cartella clinica e, se opportuno, una breve videoregistrazione del consenso, come previsto dalla Legge 219/2017. Questa registrazione diventa parte integrante della cartella clinica odontoiatrica e può rivelarsi decisiva in sede forense.

Contenuti minimi da includere nel consenso per le principali procedure odontoiatriche

Ogni terapia ha rischi e alternative specifiche, e il consenso informato in odontoiatria deve rifletterli in modo chiaro. La giurisprudenza è costante: un modulo generico non basta, serve un'informazione personalizzata.

Ecco alcuni esempi di contenuti minimi:

La regola d'oro è: ogni informazione va contestualizzata sul singolo paziente e documentata in cartella clinica. Una prassi raccomandata anche in odontologia forense, che richiede consensi specifici e non generici per garantire validità legale.

Cosa non fare: criticità che invalidano il consenso del paziente

Sapere cosa evitare è importante quanto conoscere le buone pratiche. Alcuni errori, purtroppo ancora diffusi negli studi, possono rendere il consenso fragile e quindi inutile (Fonte: Federprivacy).

Correggere questi aspetti è essenziale per trasformare il consenso in uno strumento di tutela reciproca, che valorizza la relazione medico-paziente e protegge lo studio dal contenzioso.

Conclusione

Il consenso informato non è un semplice adempimento, ma un vero e proprio atto clinico e giuridico che accompagna l'intero percorso terapeutico. Per il dentista significa saper comunicare in modo chiaro, personalizzare le informazioni, documentare correttamente ogni passaggio e garantire al paziente una reale possibilità di scelta. Solo così il consenso diventa uno strumento di tutela reciproca: valorizza la relazione medico-paziente e riduce il rischio di contenzioso. Per questo motivo il consenso informato è considerato un pilastro dell'odontologia forense, punto di incontro tra pratica clinica e responsabilità giuridica.

Per approfondire questi aspetti, ti invitiamo a guardare il video completo del tootor Gian Aristide Norelli "Odontologia forense: il consenso informato", disponibile sulla nostra piattaforma.

FAQ

1. Il consenso informato in odontoiatria è obbligatorio per tutti i trattamenti?
Sì. La Legge 219/2017 stabilisce che ogni trattamento sanitario richiede il consenso informato del paziente. Questo vale per tutte le procedure odontoiatriche, dalle terapie conservative alle chirurgie complesse.

2. È sufficiente far firmare un modulo di consenso informato?
No. La sola firma non è sufficiente: la giurisprudenza ha chiarito che è necessario documentare contenuti, tempi, spiegazioni fornite e comprensione da parte del paziente.

3. Come deve essere documentato il consenso informato nello studio dentistico?
Può essere raccolto in forma scritta o digitale e, nei casi più complessi, anche videoregistrato. Tutti i materiali (schede, preventivi, immagini, annotazioni cliniche) devono essere inseriti nella cartella clinica odontoiatrica o nel Fascicolo Sanitario Elettronico.

4. Quali informazioni minime vanno fornite al paziente?
Devono essere sempre illustrati: diagnosi, alternative terapeutiche (incluse le opzioni conservative e la possibilità di non intervenire), rischi e benefici, tempi, costi e prognosi. Ogni procedura (estrazioni, implantologia, endodonzia, protesi estetiche) richiede rischi specifici.

5. Cosa fare se il paziente non parla italiano o ha difficoltà di comprensione?
In questi casi è necessario predisporre moduli multilingua, ricorrere a interpreti/mediatori culturali e utilizzare strumenti visuali (icone, infografiche, video). Senza comprensione reale, il consenso non è valido.

6. Chi firma il consenso nel caso di minori o incapaci?
Per i minori firmano i genitori o il tutore, ascoltando comunque l'opinione del minore in base all'età. Per interdetti o inabilitati firma il rappresentante legale, mentre nelle urgenze si può procedere senza consenso documentando le circostanze.

7. Qual è la differenza tra consenso sanitario in odontoiatria e consenso privacy?
Il consenso sanitario riguarda la terapia, mentre il consenso privacy si riferisce al trattamento dei dati personali. Sono due atti distinti e non devono mai essere raccolti sullo stesso modulo.

8. Quali sono gli errori più comuni nella gestione del consenso informato?

9. Qual è il ruolo dell'odontologia forense nel consenso informato?
L'odontologia forense analizza il consenso informato come elemento chiave nei casi di contenzioso. Non conta solo la firma del paziente, ma la prova che l'informazione sia stata chiara, completa e compresa. Per questo motivo è importante documentare in cartella clinica ogni fase del colloquio e, se necessario, integrare con strumenti digitali o videoregistrazioni.