Impianti post-estrattivi: ottimizzazione dei tempi in implantologia
L’inserimento immediato dell’impianto dopo l’estrazione rappresenta oggi una delle soluzioni più efficaci per ridurre i tempi terapeutici in implantologia. L’inserimento immediato dell’impianto, subito dopo l’estrazione dentale, consente infatti di:
- preservare il volume osseo e gengivale;
- ridurre il numero di interventi chirurgici;
- abbreviare i tempi complessivi della riabilitazione protesica.
Un ruolo decisivo è svolto oggi anche dalla Cone Beam Computed Tomography (CBCT), che consente una valutazione tridimensionale del sito implantare già in fase diagnostica.
Il video clinico del tootor Giuliano Garlini – “Impianti post-estrattivi: l’ottimizzazione dei tempi” documenta in modo pratico un caso in cui, dopo l’estrazione degli elementi 1.5 e 1.6, sono stati posizionati due impianti immediati.
Perché scegliere l’inserimento immediato dell’impianto in implantologia
Il posizionamento immediato di impianto post-estrazione dentale non è soltanto una scelta di comodità: numerose ricerche hanno dimostrato che si tratta di un approccio clinicamente predicibile e sicuro. La selezione accurata del caso, supportata dall’impiego routinario della Cone Beam (CBCT), rappresenta la condizione necessaria per rendere predicibile l’approccio post-estrattivo.
Uno dei principali vantaggi riguarda la preservazione dei tessuti duri e molli. Chen e Buser (2009, Clinical Oral Implants Research) hanno evidenziato come l’inserimento immediato riduca significativamente il riassorbimento osseo e favorisca la stabilità del profilo gengivale, con un impatto positivo anche sul risultato estetico.
Un secondo beneficio è la riduzione dei tempi di trattamento. Lang e colleghi (2012, Periodontology 2000) hanno sottolineato come l’approccio post-estrattivo consenta di abbreviare la durata complessiva della riabilitazione, evitando al paziente fasi chirurgiche aggiuntive e riducendo il numero di sedute operatorie.
Infine, dal punto di vista della sopravvivenza implantare, le evidenze scientifiche non sono del tutto univoche e richiedono un’attenta interpretazione. La metanalisi di Chrcanovic et al. (2015, Journal of Dentistry) ha segnalato un rischio di insuccesso leggermente superiore per gli impianti collocati in alveoli freschi rispetto a quelli inseriti in siti già guariti. Tuttavia, studi più recenti come quello di Cosyn et al. (2019) e la metanalisi open-access di Patel et al. (2023) non hanno riscontrato differenze statisticamente rilevanti tra posizionamento immediato e differito, a condizione che la selezione del caso sia corretta e l’esecuzione clinica accurata. Una revisione del 2022 conferma questa tendenza, riportando esiti clinici sostanzialmente sovrapponibili nella maggior parte dei contesti.
In sintesi, la letteratura concorda nel considerare gli impianti post-estrattivi una soluzione affidabile: riducono i tempi, preservano i tessuti e garantiscono tassi di successo elevati, sempre a condizione che vi sia un’adeguata pianificazione radiologica e chirurgica.
Il caso clinico: estrazione e gestione del sito post-estrattivo
Nel video clinico, il tootor Giuliano Garlini presenta la gestione di un caso che richiede l’estrazione degli elementi 1.5 e 1.6:
- In zona 1.5, la disponibilità ossea era adeguata a inserire subito un impianto.
- In zona 1.6, le condizioni erano più sfavorevoli: si è reso necessario un intervento minimamente invasivo con un piccolo rialzo crestale, senza compromettere l’approccio post-estrattivo.
Per il posizionamento degli impianti è stata scelta la linea FTK di Dental Tech, che possiede alcune caratteristiche tecniche che contribuiscono a garantire stabilità primaria e predicibilità:
- Connessione conica a sigillo Morse a 11° con indice esagonale interno, che favorisce l’adattamento stabile tra impianto e moncone protesico, riducendo il rischio di allentamento nel tempo.
- Spire a profilo ibrido, con sezione piatta vicino al nucleo e triangolare alla periferia, che migliorano la penetrazione ossea, anche in siti poco densi o sotto-preparati, come spesso avviene nel mascellare superiore o in aree rigenerate.
- Micro-solchi orizzontali crestali progettati per limitare il riassorbimento osseo alveolare e contribuire al mantenimento dei volumi.
- Gamma di diametri e lunghezze complete dagli 8 mm fino ai 16 mm (Ø 3.75, 4.25, 4.75) che consente di scegliere la geometria implantare ideale al singolo caso chirurgico, ottimizzando la stabilizzazione termica iniziale.
- Superficie BWS® sabbiata e mordenzata, che garantisce una bio-integrazione favorevole grazie a un’adeguata rugosità superficiale che supporta l’adesione cellulare ossea. Questa finitura è consolidata da oltre 30 anni di esperienza Dental Tech.
Che impatto tecnico ha la selezione dell’impianto?
In situazioni con osso limitato (come nella zona 1.6), caratteristiche come il profilo ibrido della spira e la connessione conica aiutano a ottenere una stabilità primaria ottimale, anche con un approccio immediato post-estrattivo. I micro-solchi mantengono i volumi ossei, mentre la varietà geometrica consente adattamenti precisi a ogni alveolo. Infine, la superficie BWS® favorisce l’osteointegrazione, fondamentale quando il carico implantare è precoce.
Tecnica chirurgica nell’implantologia post-estrattiva
Il caso clinico illustrato dal nostro tootor Giuliano Garlini mostra chiaramente le fasi essenziali che rendono possibile l’inserimento immediato degli impianti post-estrattivi, mantenendo predicibilità clinica e riducendo i tempi di trattamento.
Estrazione atraumatica e preservazione alveolare
La prima fase è stata l’estrazione atraumatica degli elementi dentali, eseguita con l’obiettivo di preservare le pareti alveolari e ridurre al minimo il trauma ai tessuti molli. Particolare attenzione è stata posta alla corticale vestibolare, spesso critica per la stabilità implantare e per il mantenimento dell’estetica a lungo termine. Questa gestione attenta ha permesso la preservazione alveolare, riducendo il rischio di riassorbimento crestale post-estrattivo.
Per un approfondimento complementare sul tema della preservazione alveolare, puoi guardare anche il video clinico di Andrea Grasso “Preservazione alveolare post-estrattiva: regione 2.2”. Inoltre, l’importanza della preservazione dei tessuti molli in area estetica è ben documentata nel video del tootor Alessandro Agnini “Estrazione e carico immediato in area 1.2 – Parte 1”, disponibile sulla nostra piattaforma.
Il ruolo della Cone Bean (CBCT) nella pianificazione implantare
La pianificazione degli impianti post-estrattivi non può prescindere da un’accurata indagine radiologica. In questo ambito la Cone Beam Computed Tomography (CBCT), o Cone Beam 3D, rappresenta lo standard di riferimento: consente di valutare con precisione i volumi ossei residui, la morfologia del seno mascellare e la posizione delle strutture anatomiche critiche. L’utilizzo della CBCT negli impianti post-estrattivi non solo migliora la predicibilità clinica, ma riduce il rischio di complicanze intra- e post-operatorie, guidando la scelta della lunghezza, del diametro e della posizione implantare.
Prima della chirurgia, infatti, è stata eseguita una Cone Beam Computed Tomography (CBCT) che ha fornito le indicazioni necessarie alla pianificazione del caso. In particolare, l’indagine radiologica ha permesso di valutare:
- la quantità residua di osso (5,5 mm in zona 1.6);
- la morfologia del seno mascellare e la posizione del setto;
- la qualità ossea disponibile nelle aree di ancoraggio.
La Cone Beam (CBCT) non solo guida la scelta della lunghezza e del diametro implantare, ma permette anche di programmare eventuali procedure aggiuntive, come un rialzo crestale mininvasivo.
Preparazione del sito e torque di inserimento
La preparazione calibrata del sito implantare è stata condotta in modo calibrato per ottenere un adeguato torque di inserimento senza compromettere la membrana sinusale. L’impianto Dental Tech FTK, con spira a profilo ibrido e connessione conica, ha favorito la stabilità primaria sia in zona 1.5, dove l’osso residuo era sufficiente, sia in zona 1.6, dove è stato sfruttato l’ancoraggio sul setto residuo.
Inserimento immediato e riduzione dei tempi biologici
L’inserimento immediato degli impianti contestuale all’estrazione ha ridotto i tempi biologici di guarigione e quelli protesici. In un’unica fase chirurgica è stato possibile completare estrazione e posizionamento implantare, evitando mesi di attesa per la maturazione del sito. Questo protocollo conferma come l’approccio post-estrattivo consenta una reale ottimizzazione dei tempi biologici e protesici, mantenendo al contempo la predicibilità clinica.
Un caso clinico approfondito viene illustrato anche nel video del tootor Donato Grampone “Implantologia post-estrattiva: regione 3.4 e 3.5 – Parte 1”.
Conclusioni cliniche sugli impianti a carico immediato post-estrattivi
Il video mette in evidenza come l’attenzione a ogni singolo passaggio, dall’estrazione atraumatica alla pianificazione con Cone Beam (CBCT) fino all’inserimento immediato con stabilità primaria, sia la chiave per ottenere un trattamento efficace e affidabile. L’approccio post-estrattivo non è soltanto una riduzione dei tempi, ma un vero e proprio protocollo che richiede rigore clinico e un’accurata selezione del caso.
Accedi a Tootor e guarda il video completo “Impianti post-estrattivi: l’ottimizzazione dei tempi” di Giuliano Garlini o scopri altri casi di implantologia avanzata.
FAQ
- Quali sono i principali vantaggi clinici degli impianti post-estrattivi?
- Qual è il ruolo della CBCT nella pianificazione implantare post-estrattiva? La Cone Beam (CBCT) è fondamentale per la gestione del sito post-estrattivo: permette di valutare la quantità residua di osso, la posizione del setto e la morfologia del seno mascellare.
- Quanto conta il torque di inserimento per la stabilità primaria? Il torque di inserimento è un parametro cruciale negli impianti immediati: un valore adeguato consente di ottenere la stabilità primaria, indispensabile per il successo implantare a lungo termine. Impianti come il Dental Tech FTK, con spira a profilo ibrido e connessione conica, favoriscono il raggiungimento di un torque ottimale anche in condizioni di osso limitato.
- Cosa significa preservazione alveolare in implantologia post-estrattiva? La preservazione alveolare è l’insieme di tecniche che mirano a mantenere le pareti ossee dopo l’estrazione, limitando il riassorbimento fisiologico. L’estrazione atraumatica, con particolare attenzione alla corticale vestibolare, è un passaggio essenziale per favorire la stabilità degli impianti post-estrattivi e garantire un miglior risultato estetico.
- Gli impianti immediati dopo l’estrazione hanno tassi di sopravvivenza paragonabili a quelli differiti? La letteratura mostra dati leggermente diversi: alcune meta-analisi (es. Chrcanovic et al., 2015) segnalano un rischio leggermente superiore negli impianti post-estrattivi, mentre studi più recenti (Cosyn, 2019; Patel, 2023) riportano tassi di sopravvivenza sovrapponibili agli impianti differiti, a condizione che il caso sia ben selezionato e la tecnica eseguita correttamente.
- In quali casi è indicato l’inserimento immediato di impianti post-estrattivi? Gli impianti immediati sono indicati quando il sito post-estrattivo presenta volumi ossei adeguati, assenza di infezioni acute e condizioni anatomiche favorevoli. In caso di osso residuo ridotto o di esigenze estetiche particolarmente elevate, la letteratura suggerisce una selezione più prudente del protocollo.
Grazie a queste informazioni, l’implantologo può scegliere la lunghezza e il diametro dell’impianto e programmare eventuali procedure aggiuntive, come un rialzo crestale mini-invasivo.