Riabilitazione agenesie multiple con short implant - Parte 1

Giovanni Ghirlanda

In questo video, il tootor Giovanni Ghirlanda esegue la riabilitazione di aree edentule dovute alla presenza di agenesie, nelle zone posteriori della manidbola. Valutata la quantità di osso esigua in termini di altezza, Ghirlanda opta per l’utilizzo di impianti ultra short copa SKY Bredent Medical.

Video sponsorizzato da Bredent.

Agenesie multiple: riabilitazione con short implant e guida chirurgica

Perché scegliere gli short implant nelle agenesie multiple

Nei pazienti con agenesie multiple, soprattutto in presenza di mandibola atrofica e forame mentoniero superficiale, la distanza tra cresta ossea e nervo alveolare inferiore può non consentire l'inserimento di impianti dentali standard (>8 mm). In questi casi, l'utilizzo di impianti corti (short implant ≤6 mm) rappresenta una soluzione terapeutica affidabile e meno invasiva.

Questa strategia permette di evitare interventi più complessi come la rigenerazione verticale estesa o il rialzo del seno mascellare, riducendo tempi chirurgici, costi biologici e potenziali complicanze.
La riabilitazione implantare con short implant, se supportata da una corretta pianificazione tramite guida implantare e mascherina chirurgica odontoiatrica, garantisce un posizionamento sicuro e predicibile anche in siti con ridotto volume osseo.

La letteratura scientifica conferma come, in condizioni anatomiche limitanti, gli impianti corti abbiano tassi di sopravvivenza paragonabili a quelli degli impianti lunghi, quando l'indicazione clinica è corretta (Papaspyridakos 2018; Caramês 2020; Emfietzoglou 2024).
Diverse metanalisi riportano inoltre una riduzione significativa delle complicanze rispetto alle procedure additive tradizionali (Sáenz-Ravello 2023; Alqhtani 2024; Lombardi 2024).

Nei casi di atrofia mandibolare, l'uso di short implant consente di evitare procedure additive complesse. Diverso è lo scenario quando la perdita di volume interessa il mascellare posteriore, dove la soluzione più predicibile rimane il rialzo del seno mascellare. A tal proposito, puoi approfondire con il nostro caso " Rialzo di seno pre-riabilitazione implantare – Parte 1" eseguito dal tootor Filippo Fontana.

Vantaggi clinici e limiti degli short implant

L'uso degli short implant nei pazienti con agenesie multiple e mandibola atrofica offre diversi vantaggi clinici: riduzione della morbilità chirurgica, tempi operatori più brevi e minore necessità di procedure additive come il rialzo di seno o la rigenerazione verticale. Dal punto di vista del paziente, ciò si traduce in un percorso terapeutico più semplice e in una ripresa post-operatoria generalmente più rapida. Inoltre, grazie all'evoluzione dei macro-design implantari e al concetto di posizionamento subcrestale, le performance a lungo termine degli impianti corti si sono dimostrate paragonabili a quelle degli impianti standard.

Tuttavia, non si tratta di una soluzione universale. Gli impianti corti richiedono un'attenta valutazione della qualità ossea e una corretta distribuzione dei carichi protesici, soprattutto in presenza di ponti con estensioni distali o in zone sottoposte a elevate forze masticatorie. La decisione terapeutica deve quindi essere individualizzata, bilanciando i vantaggi con i possibili limiti legati all'anatomia e alla biomeccanica.

Workflow chirurgico con short implant: repere anatomici e sito

Nel workflow chirurgico per agenesie multiple su mandibola atrofica, l'accesso avviene con incisione crestale e scarico mesiale per esporre la corticale vestibolare e individuare forame mentoniero e IAN. Si esegue un lembo a tutto spessore (periostio incluso) con irrigazione continua per visibilità e guarigione.

Le misurazioni intrasede confermano CBCT: altezza cresta ~6,5 mm e spessore 9–9,5 mm, indicazione a diametro ampio. Il sito si prepara con fresaggio progressivo a 250–300 rpm, completato da fresa crestale per l'invito coronale.
Si opta per short implant (5,2 mm × Ø 6 mm) con posizionamento subcrestale di ~1–1,5 mm. Il macro-design con back-taper coronale e platform switching sposta internamente l'emergenza protesica, associandosi in media a minor perdita ossea marginale rispetto alle piattaforme combacianti (Mishra 2021).

La connessione conometrica indicizzata (effetto anti-rotazionale apicale) limita i micromovimenti e favorisce una chiusura stabile in riabilitazioni plurali.
Sulla quota subcrestale vs crestale, la letteratura è eterogenea: una revisione sistematica non rileva differenze significative di MBL tra i due livelli, per cui la scelta va individualizzata in base a biotipo mucoso e geometria del collo implantare (Sargolzaie 2022).

Per ottimizzare l'integrazione, il "gradino" coronale viene colmato con chip di osso autologo (bone scraper) a supporto della maturazione del coagulo sulla superficie acidificata. Nonostante una preparazione "generosa", lo short implant raggiunge stabilità primaria >40 Ncm, consentendo una gestione protesica prevedibile (in questo caso con carico differito).

Sutura e gestione dei tessuti molli negli short implant

La fase di chiusura chirurgica riveste un ruolo cruciale per la stabilità del sito implantare e il comfort post-operatorio. In questo caso è stata adottata una sutura a punti staccati 5-0 in acido poliglicolico, realizzata con ago triangolare, soluzione che consente di unire precisione e rapidità operativa con una buona tollerabilità per il paziente. Una sutura ben condotta favorisce infatti una guarigione ottimale dei tessuti molli, riducendo il rischio di deiscenze.

Un aspetto spesso sottovalutato riguarda la collaborazione dell'assistente alla poltrona, che risulta determinante nelle fasi di divaricazione, irrigazione e gestione dei tempi operatori. Una corretta organizzazione di questo passaggio consente di completare l'intervento in maniera più fluida, con vantaggi sia per il chirurgo sia per il paziente.

Design protesico e schema implantare con short implant

Dal punto di vista protesico, la pianificazione ha previsto una distribuzione equilibrata degli impianti:

Il design protesico è stato studiato per massimizzare la stabilità a lungo termine. In particolare, l'adozione del platform switching consente di preservare il livello osseo marginale e limitare la perdita di cresta nel tempo, mentre la connessione conometrica assicura un sigillo biologico più stabile e una riduzione dei micromovimenti a livello implantare (Mishra 2021).

Per completezza, va sottolineato come il design protesico cambi in maniera significativa nei casi di implantologia post-estrattiva immediata, dove i tempi biologici e la morfologia dell'alveolo condizionano la scelta dell'impianto e la distribuzione dei carichi.
Per un confronto diretto con il posizionamento in cresta guarita illustrato in questo caso, ti consigliamo di guardare il video del tootor Giuliano Garlini " Impianti post-estrattivi e ottimizzazione dei tempi", che mostra il posizionamento immediato in area molare con contestuale rialzo del seno mascellare.

Agenesie multiple e mandibola atrofica: short implant pianificati su CBCT

Il caso presentato dal tootor Giovanni Ghirlanda riguarda un paziente giovane affetto da agenesie multiple, con assenza di premolari permanenti e dei secondi molari inferiori, oltre a ulteriori agenesie nei settori premolari superiori. Dopo una prima fase di trattamento ortodontico con allineatori trasparenti, che ha permesso il ripristino della classe occlusale e la creazione di spazi ottimali per la futura riabilitazione, si è proceduto alla fase implantare.

L'analisi tramite CBCT ha mostrato creste posteriori atrofiche, con una distanza cresta–nervo alveolare inferiore di circa 6–6,5 mm a destra e sinistra, condizione che rendeva impossibile l'inserimento di impianti standard. La pianificazione digitale e la ceratura diagnostica hanno quindi orientato verso il posizionamento di due short implant a destra e uno a sinistra (con estensione protesica), utilizzando una mascherina chirurgica odontoiatrica prodotta sul setup digitale per garantire massima precisione.
Per il mascellare superiore la strategia ha previsto una fase di rigenerazione ossea associata a sinus lift, così da poter inserire in un secondo tempo impianti di lunghezza standard. Nota clinica: l'uso della CBCT per quantificare la relazione tra cresta ossea, nervo alveolare e forame mentoniero è oggi considerato una best practice per la valutazione del rischio in aree mandibolari posteriori (Jacobs 2018).

Workflow digitale con mascherina chirurgica odontoiatrica per short implant

Un altro elemento chiave di questo caso è l'adozione del workflow digitale nella pianificazione implantare. Grazie alla combinazione di CBCT, ceratura diagnostica e software dedicati, è stato possibile studiare con precisione la relazione tra cresta ossea, nervo alveolare e forame mentoniero, riducendo il rischio di complicanze e migliorando la predicibilità del trattamento.

La realizzazione di una mascherina chirurgica odontoiatrica ha reso l'inserimento degli short implant più sicuro, guidando il posizionamento tridimensionale e rispettando gli spazi protesici programmati. In un paziente con agenesie multiple, questo approccio consente di garantire un risultato funzionale ed estetico coerente con la pianificazione ortodontica e protesica, ottimizzando anche i tempi intraoperatori. La guida implantare, in particolare, rappresenta oggi uno standard raccomandato nelle situazioni complesse, perché permette di integrare diagnostica, chirurgia e protesi in un unico flusso digitale.

Per approfondire il tema delle agenesie dentali, puoi guardare anche il video "Riabilitazione implantare di agenesie 1.2-2.2 – Parte 1" del tootor Diego Lops, dedicato alla gestione implantare degli incisivi laterali superiori in un giovane paziente.

Conclusioni sull'utilizzo di short implant nelle agenesie multiple

La riabilitazione di un paziente con agenesie multiple e mandibola atrofica tramite short implant rappresenta oggi una soluzione clinicamente affidabile, se supportata da una pianificazione digitale accurata, dall'uso di CBCT e da una guida chirurgica personalizzata. La combinazione di platform switching, connessione conometrica e gestione dei tessuti molli consente di ottenere risultati prevedibili sia dal punto di vista funzionale sia protesico.

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FAQ

  1. Qual è l'indicazione clinica principale degli short implant in mandibola atrofica?
  2. Gli short implant trovano indicazione nei casi di mandibola atrofica con altezza residua limitata sopra il nervo alveolare inferiore. In queste situazioni, l'utilizzo di impianti standard comporterebbe rischi neurologici o la necessità di rigenerazioni complesse, mentre gli impianti corti offrono una soluzione meno invasiva e con predicibilità documentata.

  3. Come cambia la riabilitazione implantare nei pazienti con agenesie multiple?
  4. Nei pazienti con agenesie multiple, la strategia implantare deve considerare la distribuzione degli spazi e la qualità ossea. Gli impianti corti consentono di ridurre la necessità di innesti estesi e di ottimizzare il carico occlusale. L'uso di una guida implantare derivata da ceratura diagnostica aiuta a integrare ortodonzia, chirurgia e protesi in un workflow coordinato.

  5. Qual è il ruolo della mascherina chirurgica odontoiatrica nel posizionamento degli short implant?
  6. La mascherina chirurgica odontoiatrica consente un posizionamento guidato e tridimensionale degli impianti, garantendo il rispetto delle distanze di sicurezza da strutture anatomiche come il forame mentoniero e il nervo alveolare. Questo è particolarmente rilevante nei casi di agenesie multiple con creste posteriori ridotte, dove pochi millimetri possono cambiare la prognosi chirurgica.

  7. Quali evidenze supportano la stabilità a lungo termine degli impianti corti?
  8. Le metanalisi più recenti confermano che gli short implant presentano tassi di sopravvivenza paragonabili agli impianti standard, se posizionati in siti idonei e con adeguata distribuzione protesica. Strategie come il posizionamento subcrestale e il platform switching riducono la perdita ossea marginale e permettono una gestione predicibile anche nelle riabilitazioni implantari complesse.

  9. In quali casi preferire short implant rispetto a un rialzo del seno mascellare?
  10. Gli short implant rappresentano la prima scelta quando l'atrofia interessa la mandibola posteriore con altezza ossea residua limitata. Al contrario, in caso di deficit verticali nel mascellare posteriore, la tecnica più indicata rimane spesso il rialzo del seno mascellare, che consente l'inserimento di impianti standard. La scelta va sempre individualizzata sul distretto anatomico e sul piano protesico.

  11. Quali accorgimenti protesici sono fondamentali sugli short implant?
  12. Nelle riabilitazioni supportate da impianti corti, è cruciale un attento disegno protesico: controllo delle forze occlusali, riduzione dei cantilever e preferenza per il platform switching. L'uso di connessioni conometriche riduce i micromovimenti e migliora la stabilità marginale, favorendo la longevità della riabilitazione implantare.