Come svolgere una chirurgia implantare guidata con IA: workflow clinico e indicazioni
Chirurgia implantare guidata con IA: vantaggi, indicazioni e quando usarla
La chirurgia implantare guidata è oggi parte integrante dell’implantologia digitale e nasce con l’obiettivo di ridurre la variabilità operatoria e aumentare la precisione del posizionamento implantare. Questo è possibile grazie alla fusione dei dati radiologici tridimensionali (CBCT/DICOM) con i modelli digitali delle arcate ottenuti tramite scanner intraorale (STL). L’integrazione dei due dataset consente di visualizzare con chiarezza sia le strutture anatomiche sia i rapporti protesici, facilitando una pianificazione realmente prosthetic driven.
Perché associare chirurgia implantare guidata e intelligenza artificiale?
È una domanda che molti clinici si pongono. L’evoluzione della chirurgia implantare guidata con il supporto dell’IA ha reso più semplice standardizzare protocolli clinici complessi e fornire maggiore precisione del posizionamento implantare, nella riduzione della variabilità operatore-dipendente e nella rapidità della pianificazione digitale, che diventa più fluida e predicibile grazie al supporto dell’IA.
Negli ultimi anni i software di pianificazione hanno introdotto moduli di intelligenza artificiale in implantologia, capaci di segmentare automaticamente denti, tessuti e strutture nobili. Questo permette di abbreviare i tempi di progettazione e migliorare la previsione dell’emergenza protesica. Le evidenze scientifiche disponibili (Mangano et al., 2023) confermano come l’IA possa incrementare l’efficienza del workflow digitale implantare e l’accuratezza del landmarking, pur richiedendo ancora una validazione clinica costante.
CBCT e STL nel workflow digitale per la chirurgia implantare guidata
Nel percorso di chirurgia implantare guidata con CBCT e STL, la diagnosi tridimensionale e la fusione dei dataset sono i passaggi che determinano la precisione del posizionamento. Ogni fase del workflow digitale trova nella chirurgia implantare guidata la traduzione clinica delle informazioni radiologiche e protesiche.
Il percorso inizia con la diagnosi e l’imaging. Dopo la visita clinica e il sondaggio parodontale, la CBCT consente di valutare volume osseo, difetti e rapporti anatomici. L’accuratezza aumenta quando i dati radiologici vengono integrati con quelli dello scanner intraorale: la fusione dei modelli STL ai file DICOM permette infatti una pianificazione predicibile e realmente protesicamente guidata.
La fase successiva è la fusione dei dati e la pianificazione con intelligenza artificiale. Il software elabora i file CBCT e STL, segmenta automaticamente denti e strutture nobili e simula la traiettoria implantare, verificando al contempo la posizione emergente del provvisorio immediato. L’analisi tridimensionale permette di individuare il cosiddetto “triangolo” di osso residuo, fondamentale per ottenere stabilità primaria. Gli studi più recenti (2024–2025) riportano come l’IA contribuisca a migliorare l’accuratezza del planning e a ridurre sensibilmente i tempi di lavoro.
Infine, si passa alla progettazione e stampa della guida chirurgica. Una volta definita la posizione tridimensionale dell’impianto, si disegna una dima personalizzata, che può essere tooth-supported o bone-supported a seconda della situazione clinica. Grazie alle tecniche di stampa 3D, oggi sono disponibili anche soluzioni ibride che garantiscono una maggiore stabilità intra-operatoria e riducono gli errori di posizionamento (Vercruyssen et al., 2020, BioMed Central).
Vantaggi principali clinici e biologici
Nel caso clinico, trattato da Daniele Cardaropoli, la fase chirurgica inizia con l’estrazione atraumatica tramite Magnetic Mallet dell’elemento compromesso, con l’obiettivo di preservare quanto più possibile l’integrità della corticale vestibolare e dei tessuti molli. Tra gli strumenti oggi disponibili, il Magnetic Mallet rappresenta un dispositivo innovativo che sfrutta impulsi magnetodinamici per lussare il dente agendo sul legamento parodontale. Questo approccio consente di ridurre il trauma chirurgico e di limitare la perdita ossea, mantenendo condizioni più favorevoli per l’inserimento immediato dell’impianto.
Diversi studi hanno riportato i vantaggi di questa metodica rispetto alle tecniche tradizionali o piezoelettriche, sottolineando la capacità di preservare il volume osseo e favorire l’osseocondensazione. Uno studio clinico su 9 pazienti (29 estrazioni) ha dimostrato che l’uso del Magnetic Mallet porta a una riduzione limitata della perdita bucco-linguale, con una media di riassorbimento pari a soli 1,54 mm dopo tre mesi, valori che risultano significativamente più contenuti rispetto alla letteratura esistente, anche in assenza di innesti ossei. Inoltre, gli esiti sono risultati consistenti tra diversi operatori, confermando la predicibilità della tecnica (Baldi et al., 2024, MDPI).
A livello biologico e istologico, uno studio su modelli animali ha evidenziato che la preparazione del sito implantare con la tecnica magnetodinamica produce una maggiore formazione ossea, un aumento del numero di osteoblasti e un’osseocondensazione laterale visibile in tomografia, rispetto alla tecnica tradizionale con fresa; i risultati supportano l’efficacia del mallet in termini di stabilità primaria migliorata (Schierano et al., 2021, MDPI).
Infine, una revisione sistematica ha indagato l’efficacia del Magnetic Mallet in chirurgia orale e implantare, includendo numerosi studi clinici. Sebbene il dispositivo abbia mostrato tassi di sopravvivenza implantare lievemente superiori e una minore incidenza di vertigini post-operatorie rispetto agli strumenti tradizionali, la review conclude che sono necessari trial clinici randomizzati su larga scala per confermarne definitivamente l’efficacia (Bennardo et al., 2022, Journal of Personalized Medicine).
Un’applicazione clinica concreta della tecnologia magnetodinamica è documentata dal tootor Andrea De Maria. Nel video “ Rimozione impianto dentale fratturato e riabilitazione contestuale”, il tootor mostra la rimozione di una fixture fratturata in zona 1.4 con contestuale riabilitazione mediante estrazione atraumatica e preparazione del sito con Magnetic Mallet, inserendo due impianti e realizzando anche un mini rialzo di seno.
Gestione del jumping gap implantare nell’impianto post-estrattivo immediato
Quando scegliere l’immediato
Immediato sì/no? È una delle prime domande che il clinico si pone davanti a un alveolo post-estrattivo.
Quando l’alveolo post-estrattivo è integro e consente di ottenere stabilità primaria, l’impianto immediato con provvisorio rappresenta oggi una delle opzioni di riferimento. In alternativa, nei casi di pareti compromesse o fenotipi sottili, si può optare per la ridge preservation o per un posizionamento differito con procedure rigenerative più estese. Anche nella gestione del jumping gap, la chirurgia implantare guidata consente di posizionare l’impianto in modo protesicamente orientato, riducendo errori di entry point.
Il ruolo della corticale vestibolare nella predicibilità estetica
La preservazione della corticale vestibolare rappresenta uno degli aspetti più delicati e determinanti nella chirurgia implantare guidata. Una corticale integra e spessa riduce il rischio di riassorbimento osseo e assicura un profilo crestale più stabile nel tempo, con un impatto diretto sulla predicibilità estetica.
Al contrario, quando la corticale vestibolare è sottile o compromessa, la perdita di volume osseo può risultare più marcata, influenzando negativamente la stabilità primaria e l’estetica del risultato finale. Nei settori anteriori, caratterizzati da un’elevata richiesta estetica, la gestione della corticale vestibolare diventa quindi imprescindibile: la sua preservazione consente non solo di mantenere l’armonia del sorriso, ma anche di ridurre la necessità di interventi rigenerativi aggiuntivi. Le più recenti evidenze scientifiche hanno dimostrato che la presenza di una corticale vestibolare spessa rappresenta uno dei principali fattori predittivi per il successo a lungo termine degli impianti posizionati con protocolli immediati.
Gestione e importanza del jumping gap implantare
Un punto critico del carico immediato è la gestione del cosiddetto “jumping gap implantare”, ovvero lo spazio che rimane tra la superficie implantare e la corticale vestibolare dopo il posizionamento dell’impianto. Questo spazio si crea quasi sempre quando l’impianto viene collocato in posizione protesicamente guidata, leggermente più palatale rispetto all’asse del dente estratto.
Se lasciato vuoto, il gap tende a colmarsi solo parzialmente con nuovo osso, mentre la corticale vestibolare subisce un fisiologico riassorbimento. Per questo motivo, la maggior parte dei protocolli suggerisce di riempire il gap con un biomateriale a lento riassorbimento (spesso uno xenoinnesto bovino). Questo innesto agisce come supporto meccanico, stabilizza il coagulo e aiuta a mantenere il profilo crestale, migliorando così gli esiti estetici, soprattutto nei settori anteriori ad alta richiesta estetica. Alcune evidenze hanno dimostrano l’efficacia di questo approccio:
- Araújo & Lindhe (2009) hanno mostrato, in un modello animale, che riempire il gap con Bio-Oss® Collagen limita la perdita di volume osseo rispetto a siti non riempiti;
- Levine et al. (2022) in uno studio umano-retrospettivo, hanno verificato che, confronto tra gap stretti (≤2 mm) e ampi (>2 mm) riempiti con biomateriale, quelli più ampi hanno prodotto pareti vestibolari più spesse e copertura ossea maggiore (95% vs 60%);
- una review critica più recente (Liñares et al., 2023) conferma che il grafting del buccal gap non solo contrasta la perdita verticale di osso, ma contribuisce a formare una corticale più spessa dopo 6 mesi circa.
Questi dati confermano che intervenire sul jumping gap implantare con biomateriali predicibili riduce il riassorbimento vestibolare e migliora gli outcome estetici.
In sintesi, il jumping gap implantare non è un “difetto” ma una condizione fisiologica dell’impianto a carico immediato. La sua gestione con biomateriali permette di controllare meglio l’estetica a lungo termine, ma non può azzerare del tutto il rimodellamento della corticale: un concetto fondamentale da comunicare al paziente già in fase di consenso informato.
Un esempio pratico di impianto immediato post-estrattivo in area estetica è documentato dal tootor Alessandro Agnini nel video clinico “Estrazione e carico immediato in area 1.2 – Parte 1”, disponibile su Tootor. Il caso mostra passo-passo la gestione del sito, l’inserimento dell’impianto e la realizzazione del provvisorio immediato, aspetti strettamente collegati alla corretta gestione del jumping gap implantare.
In alternativa, quando l’alveolo non consente un inserimento immediato sicuro e predicibile, si ricorre a tecniche rigenerative più estese. Come nel video “Posizionamento implantare in seguito a ricostruzione con innesto osseo di mascellare atrofico” del tootor Matteo Chiapasco che documenta un caso di ricostruzione ossea di mascellare atrofico con innesto e posizionamento implantare differito, mostrando il workflow completo fino alla fase di riapertura e inserimento delle fixture.
Implantologia digitale e IA: caso clinico di chirurgia implantare guidata
Nel video clinico “L’IA applicata alla chirurgia implantare guidata - Parte 1”, la paziente, una donna di 52 anni, si presenta alla visita con un’igiene orale non aggiornata da oltre un anno e diverse recessioni gengivali. L’attenzione si concentra subito sull’elemento 2.1, dove la paziente riferisce fastidio ricorrente. All’ispezione clinica il margine gengivale palatale appare infiammato e il sondaggio parodontale rivela una profondità di 11 mm, associata a essudato purulento: un chiaro segnale della necessità di approfondire con esami radiologici.
La radiografia endorale e la successiva CBCT mostrano la reale entità della situazione: un riassorbimento osseo marcato sul versante palatale e un riassorbimento radicolare avanzato, responsabile della necrosi pulpare. La diagnosi è di lesione endo-parodontale, con ogni probabilità legata a un trauma subito anni prima.
Per pianificare il trattamento viene eseguita una scansione intraorale 3D, che consente di disegnare anche il provvisorio. I file STL vengono quindi uniti ai dati DICOM della CBCT all’interno di un software dotato di moduli di intelligenza artificiale: un passaggio che permette di visualizzare contemporaneamente la morfologia dei tessuti molli e l’anatomia dell’alveolo residuo. La classificazione del sito rientra in una classe 1 secondo Cardaropoli, cioè alveolo integro ma con corticale vestibolare sottile.
Su queste basi viene simulato l’inserimento di un impianto Ø 4,5 × 14 mm. La piattaforma è posizionata circa 3,5-4 mm apicale rispetto al margine gengivale libero e almeno 2 mm distante dalla corticale vestibolare. Questa scelta tecnica non è casuale: lascia volontariamente un jumping gap implantare da riempire con biomateriale, così da proteggere il profilo osseo e sostenere l’estetica a lungo termine.
Il piano prevede inoltre la realizzazione di un provvisorio immediato e la preparazione di una guida chirurgica stampata in 3D. L’intervento viene programmato in anestesia locale computer-assistita, riducendo il discomfort per la paziente. La fase estrattiva si svolge con approccio mininvasivo, grazie al Magnetic Mallet, che consente la lussazione atraumatica preservando la corticale vestibolare. Segue la decontaminazione del sito e la verifica dell’integrità ossea. La realizzazione di un provvisorio immediato non solo migliora il comfort della paziente, ma rappresenta oggi un obiettivo centrale della chirurgia implantare guidata protesicamente orientata.
Questo caso mostra come l’integrazione tra IA, workflow digitale e chirurgia atraumatica possa trasformare un dente irrimediabilmente compromesso in un percorso terapeutico sicuro, preciso e orientato all’estetica.
Conclusioni cliniche sulla chirurgia implantare guidata e il ruolo dell’IA
La chirurgia implantare guidata con CBCT e STL, integrata dall’intelligenza artificiale, permette oggi di ridurre variabilità e migliorare l’accuratezza clinica, pur richiedendo sempre il controllo del clinico.
La chirurgia implantare guidata non rappresenta più una sperimentazione di nicchia, ma una realtà clinica capace di migliorare la predicibilità, ridurre la variabilità operatore-dipendente e ottimizzare l’estetica a lungo termine. La corretta selezione del caso, l’uso combinato di CBCT e scanner intraorale, la gestione consapevole del jumping gap implantare e un approccio estrattivo atraumatico sono oggi i pilastri di un protocollo realmente protesicamente guidato.
Le evidenze scientifiche confermano che questi passaggi portano benefici concreti in termini di stabilità, accuratezza e soddisfazione del paziente, pur ricordando che nessuna tecnologia può sostituire il giudizio clinico.
Vuoi approfondire le tecniche di chirurgia implantare guidata con IA? Guarda la Parte 1 del caso clinico del tootor Daniele Cardaropoli – “L’IA applicata alla chirurgia implantare guidata - Parte1”
FAQ
- Quali sono i vantaggi della chirurgia implantare guidata con IA rispetto alla tecnica tradizionale? La chirurgia implantare guidata con intelligenza artificiale consente maggiore precisione nel posizionamento implantare, riduce la variabilità operatore-dipendente e migliora la predicibilità estetica. L’integrazione di CBCT e STL permette di pianificare la posizione protesicamente guidata con più accuratezza, ottimizzando tempi e workflow.
- CBCT e scanner intraorale: perché usarli insieme nella pianificazione implantare digitale? L’uso combinato di CBCT e STL consente una visione tridimensionale completa, migliorando la diagnosi e la pianificazione digitale. La fusione dei dati riduce gli errori di entry point e angolazione, aumentando l’accuratezza della chirurgia implantare guidata.
- Cos’è il “jumping gap implantare” e come si gestisce? Il jumping gap implantare è lo spazio tra la superficie implantare e la corticale vestibolare. Se non trattato, può ridursi spontaneamente con perdita di volume osseo. Per questo viene spesso colmato con un biomateriale a lento riassorbimento (es. xenoinnesto bovino), così da preservare il profilo crestale e migliorare l’estetica a lungo termine.
- Il Magnetic Mallet è davvero utile nell’estrazione atraumatica? Sì, il Magnetic Mallet permette una lussazione controllata con minore trauma rispetto a frese o leve tradizionali. Studi clinici hanno evidenziato una ridotta perdita ossea e una migliore stabilità primaria, grazie al principio dell’osseocondensazione implantare.
- Quando è indicato l’impianto immediato con provvisorio in chirurgia guidata? L’impianto immediato con provvisorio è indicato quando l’alveolo post-estrattivo è integro, la corticale vestibolare è presente e la stabilità primaria è ottenibile. In caso di pareti compromesse o fenotipo sottile, è preferibile una ridge preservation o un posizionamento differito.