Faccette dirette in composito: protocollo clinico completo e confronto con faccette indirette in ceramica
Perché scegliere le faccette dirette in composito
Le faccette dirette in composito sono una soluzione minimamente invasiva e rapida per armonizzare forma, colore e proporzioni del sorriso, spesso in una sola seduta, grazie a un workflow additivo che preserva il tessuto sano (Domínguez 2024).
A differenza delle faccette indirette in ceramica, questa tecnica permette di lavorare direttamente in bocca: il composito viene modellato in tempo reale, offrendo al clinico un controllo immediato su volumi, croma e dettagli superficiali. Il risultato è un sorriso naturale, ottenuto in un’unica seduta, con costi più contenuti e la possibilità di apportare ritocchi nel tempo.
Le indicazioni principali riguardano la correzione di piccoli difetti come usure incisali, diastemi, microfratture o discromie difficili da trattare con lo sbiancamento. Le faccette dirette sono inoltre utili per uniformare la translucenza e migliorare l’armonia estetica complessiva del sorriso, soprattutto nei pazienti giovani che richiedono un approccio conservativo e reversibile.
Sul piano degli esiti clinici, in casi di chiusura multipla di diastemi, un RCT a 2 anni non ha rilevato differenze significative di sopravvivenza tra faccette dirette in composito e faccette laminate in ceramica, supportando la predicibilità della scelta diretta nei casi indicati (Elkaffas 2024).
La qualità dell’isolamento con diga rimane un fattore critico per adesione e longevità: una revisione Cochrane aggiornata ne documenta i benefici rispetto ad altri metodi di isolamento nelle terapie restaurative (Miao 2021).
Non vanno però considerate una soluzione universale: in presenza di abitudini parafunzionali importanti o quando il paziente desidera un cambiamento cromatico radicale su più elementi, è spesso preferibile orientarsi verso faccette indirette o altre riabilitazioni protesiche.
Workflow decisionale per faccette dirette in composito
Diagnosi digitale, ceratura diagnostica e mock-up diretto
La pianificazione estetica con faccette dirette inizia da una diagnosi digitale accurata, che comprende fotografie e scansioni intraorali utili ad analizzare linee estetiche, simmetrie e proporzioni spaziali. La ceratura diagnostica non solo guida il mock-up diretto, ma consente anche di valutare i volumi finali e i rapporti occlusali, diventando un passaggio fondamentale per la predicibilità estetica e funzionale. Questo approccio consente di definire con precisione le modifiche da apportare e di prevedere il risultato finale. (Domínguez 2024).
Isolamento con diga di gomma negli anteriori: come ottenere un campo “a prova di perdite”
Il successo a lungo termine di un restauro estetico dipende in gran parte dalla qualità dell’isolamento del campo operatorio. La diga di gomma resta lo strumento di riferimento per esporre e controllare la regione cervicale, riducendo la contaminazione salivare e garantendo margini adesivi stabili (Miao 2021).
Le tecniche più utilizzate comprendono:
- Legature in PTFE, che permettono di lavorare contemporaneamente su più elementi mantenendo il campo asciutto e stabile;
- Clamp selettivi, indicati quando occorre “apicalizzare” l’isolamento nelle parabole più impegnative o ottenere una lieve penetrazione intrasulculare;
- Strumenti ausiliari come spatole piatte, sottili ma rigide, utili per spingere delicatamente il filo sotto gengiva (analogamente alla retrazione per impronta), oltre a pinzette per ricentrare i fori della diga e ottimizzare il sigillo cervicale.
Questo insieme di accorgimenti consente di ottenere un isolamento “a prova di perdite”, condizione imprescindibile per la stabilità adesiva e per la longevità delle faccette dirette in composito.
Detersione e adesione per faccette dirette in composito
Pulizia della superficie dentale e gestione dello smalto aprismatico
La prima fase operativa consiste nella detersione accurata delle superfici da trattare. L’obiettivo è rimuovere placca, pigmentazioni e biofilm che potrebbero interferire con l’adesione. Si possono utilizzare dischi abrasivi o gommini lucidanti, che oltre a detergere eliminano i primi micron di smalto aprismatico, meno recettivo al mordenzante e all’adesivo. Questo passaggio migliora l’energia superficiale e la predicibilità del legame adesivo (Korkut et al., 2018).
Per un approfondimento pratico sul restauro diretto di un singolo incisivo con isolamento e spot etching technique, puoi vedere il caso clinico del tootor Pier Antonio Acquaviva: “Ricostruzione estetica nel settore anteriore: elemento 2.1”.
Micro-preparazione dei margini incisali e bisellatura
In zone selezionate come margini incisali, cervicali o superfici interprossimali può essere utile una leggera bisellatura. Questo accorgimento aumenta la superficie disponibile per l’adesione, riduce il rischio di scalini visibili e migliora la transizione ottica tra dente naturale e materiale composito. La letteratura conferma che la corretta gestione dei margini è determinante per la resa estetica e la stabilità del restauro (Style Italiano, 2020).
Mordenzatura dello smalto (total-etch/selettiva) e controllo dei margini
Il protocollo più diffuso prevede la mordenzatura selettiva o total-etch sullo smalto con acido ortofosforico al 35–37% per circa 30 secondi. Questo trattamento crea un pattern di microporosità che favorisce la penetrazione dell’adesivo e la ritenzione micromeccanica. È fondamentale il lavaggio abbondante, soprattutto nelle aree palatine e interprossimali, per evitare residui acidi che potrebbero compromettere la stabilità del legame (Miao et al., 2021).
Adesivo universale e fotopolimerizzazione ad alta intensità
Dopo il mordenzante, si applica un adesivo universale che deve bagnare uniformemente la superficie trattata, incluse le zone cervicali e i margini incisali. L’eccesso di adesivo va eliminato con aria leggera o aspirazione, così da non creare spessori indesiderati.
La fotopolimerizzazione deve durare almeno 20 secondi con lampade ad alta intensità (≥1000 mW/cm²). Esporre troppo poco tempo o mantenere la lampada troppo distante riduce la conversione del monomero e, di conseguenza, la resistenza del restauro. Studi clinici e di laboratorio confermano che la corretta energia luminosa è essenziale per garantire adesione duratura e stabilità cromatica (Dental Economics, Nash 2017).
Stratificazione controllata e gestione dei volumi nelle faccette dirette
La stratificazione va pianificata “a ritroso”: prima si decide spessore e translucenza degli strati (dentina/smalto) per ottenere valore e croma corretti, poi si posizionano gli incrementi in modo coerente con la luce del caso; uno spazio eccessivo per lo strato di smalto rende il restauro “basso di valore” e grigiastro.
Si inizia in genere dall’incremento cervicale per definire il profilo di emergenza e il sostegno ai tessuti; un composito leggermente più cromatico in questa zona aiuta a costruire profondità ottica mantenendo naturalezza quando il numero di elementi coinvolti è limitato (Paolone 2021). La modellazione progressiva consente di integrare i margini incisali con transizioni ottiche naturali, evitando scalini o zone di accumulo di placca.
La gestione dei contatti interprossimali richiede controllo di forma e transizione senza scalini: l’uso mirato di matrici anteriori (trasparenti o sagomate) e tecniche di matrix transfer consente di guidare il bordo e chiudere il diastema con profili pulibili e stabili nel tempo (Urkande 2023) (Bailey 2022).
Per limitare stress da polimerizzazione e micro-gap marginali, gli incrementi devono essere piccoli, orientati e fotopolimerizzati in sequenza, perché la tecnica incrementale riduce il C-factor effettivo e le tensioni interne rispetto al bulk unico (Chandrasekhar 2017) (Schneider 2009).
Quando serve maggiore adattamento e modellabilità, il preriscaldamento del composito (es. 55–68 °C) può aumentare conversione e adattamento marginale senza alterare il colore finale, se si rispettano tempi/energie di luce adeguati (Fróes-Salgado 2010).
Durante la modellazione, spatole a rigidità crescente e pennelli aiutano a sfumare gli incrementi e a evitare discontinuità superficiali; eventuali ritocchi abrasivi che riespongono substrato dentale richiedono la ripetizione locale del protocollo adesivo prima di proseguire con la stratificazione (Chandrasekhar 2017).
Stratificazione controllata e gestione dei volumi nelle faccette dirette
Anche nei casi più semplici, i dettagli tecnici fanno la differenza tra un restauro esteticamente valido e un lavoro che nel tempo rischia infiltrazioni o discromie marginali.
Diga di gomma: posizionamento, fori e ricentraggio
Un corretto isolamento con diga riduce significativamente il rischio di contaminazioni marginali, migliorando adesione e longevità del restauro.
L’isolamento assoluto è tanto più efficace quanto più è curata la fase di posizionamento: la distanza e il diametro dei fori devono essere calibrati in base alla morfologia dentale, così da ottenere un sigillo cervicale ottimale. In caso di difficoltà, è consigliabile ricentrare la diga con pinzette o spatole per ridurre micro-infiltrazioni. L’evidenza clinica mostra che l’uso corretto della diga aumenta la longevità dei restauri diretti in composito rispetto ad altri metodi di isolamento (Miao et al., 2021).
Contatti interprossimali e rifinitura dei margini incisali
Le aree interprossimali restano le più critiche. Una modellazione imprecisa può generare scalini ritentivi per placca e biofilm, compromettendo salute gengivale ed estetica a lungo termine. L’uso di matrici trasparenti o sagomate consente di guidare il profilo e creare contatti stabili e facilmente pulibili dal paziente. Diversi studi confermano che il controllo accurato dei margini interprossimali è determinante per la stabilità del restauro e per la prevenzione di pigmentazioni o infiltrazioni (Bailey et al., 2022).
Controllo della fotopolimerizzazione
La qualità della polimerizzazione incide direttamente su stabilità meccanica e cromatica. È raccomandato avvicinare la lampada il più possibile alla superficie, mantenere un angolo perpendicolare e assicurare un’esposizione minima di 20 secondi per ogni incremento. La letteratura dimostra che tempi troppo brevi o un tip distante riducono il grado di conversione e aumentano il rischio di fallimenti precoci (Schneider et al., 2009).
Indicazioni, limiti e selezione del colore per faccette dirette in composito
Le faccette dirette in composito trovano la loro indicazione principale nei casi in cui il paziente desidera un miglioramento estetico rapido, conservativo e reversibile. Sono particolarmente efficaci per chiudere diastemi, correggere bordo incisale usurato, mascherare discromie localizzate e armonizzare proporzioni dentali senza dover ricorrere a preparazioni aggressive. L’uso di compositi moderni permette di ottenere risultati naturali, con buona stabilità cromatica e integrazione con i tessuti molli (Korkut et al., 2018).
Tuttavia, non si tratta di una soluzione universale. Nei pazienti con forti abitudini parafunzionali (come il bruxismo non controllato), oppure in presenza di ampia perdita di tessuto dentale o quando è richiesto un cambiamento cromatico radicale su più elementi, può essere più indicato il ricorso a faccette indirette in ceramica o ad altre riabilitazioni protesiche. La letteratura segnala infatti che, sebbene le faccette dirette possano durare diversi anni, la loro resistenza all’usura resta inferiore rispetto alle ceramiche (Dental Economics – Nash, 2017).
Un aspetto fondamentale è la scelta del croma e della translucenza. Nei casi che coinvolgono solo pochi elementi anteriori, è consigliabile restare vicini al colore di base del sorriso per evitare disomogeneità evidenti. Al contrario, se si pianifica una riabilitazione più estesa, è possibile proporre al paziente un cambiamento cromatico globale, valutato e condiviso già in fase di mockup diagnostico (Paolone et al., 2021).
In sintesi, le faccette dirette rappresentano una soluzione estremamente versatile: ottimali nei casi selezionati, ma da valutare con attenzione quando si punta a un risultato estetico radicale e stabile nel lungo periodo. Per un esempio clinico completo di preparazione e cementazione, puoi vedere la nostra serie con il tootor Loris Prosper
Conclusioni
Le faccette dirette in composito rappresentano oggi una delle opzioni più versatili nell’odontoiatria estetica. Con un approccio conservativo e un workflow ben pianificato, dalla diagnosi digitale al mock-up, dall’isolamento alla stratificazione incrementale, è possibile ottenere risultati naturali, funzionali e duraturi.
Se da un lato i vantaggi principali sono la rapidità esecutiva, la reversibilità e la possibilità di ritocchi nel tempo, dall’altro resta fondamentale una selezione attenta del caso: pazienti con esigenze estetiche mirate, ma senza condizioni parafunzionali gravi o perdite tissutali estese, sono i candidati ideali.
L’integrazione delle tecniche adesive moderne, della corretta gestione della fotopolimerizzazione e di materiali compositi ad alta resa estetica ha reso questa soluzione sempre più predicibile e sicura.
In alternativa, nei casi più complessi o quando è necessario un cambiamento estetico radicale, le faccette indirette in ceramica restano la soluzione più predicibile in termini di stabilità cromatica e resistenza. Per un confronto con le tecniche indirette, guarda anche la serie dedicata al caso del tootor Camillo D’Arcangelo: “Faccette su elementi 1.2-1.1 e 2.1-2.2”.
Vuoi vedere il protocollo applicato passo dopo passo?
Guarda il video completo del tootor Stefano Gelli: “Restauro con faccette dirette – protocollo completo”. Nel video potrai seguire tutte le fasi cliniche dall’isolamento con diga alla stratificazione del composito con spiegazioni pratiche e dettagliate utili per la tua attività quotidiana.
FAQ
- Quali sono i vantaggi delle faccette dirette in composito?
Le faccette dirette in composito permettono di migliorare estetica e funzione in una sola seduta, senza preparazioni invasive. Sono reversibili, più economiche rispetto alle soluzioni indirette e possono essere facilmente ritoccate nel tempo. - Quando scegliere faccette dirette e quando invece optare per faccette indirette in ceramica?
Le faccette dirette sono ideali per piccoli difetti estetici, diastemi o microfratture, soprattutto nei pazienti giovani. Le faccette indirette in ceramica, invece, garantiscono maggiore resistenza all’usura e stabilità cromatica nei casi complessi o quando si desidera un cambiamento estetico radicale su più elementi. - Perché è importante la ceratura diagnostica prima delle faccette dirette?
La ceratura diagnostica consente di simulare i volumi finali e di trasferirli nel mock-up, aumentando la predicibilità del risultato. È un passaggio fondamentale per validare insieme al paziente le modifiche estetiche e funzionali prima del restauro definitivo. - Qual è il ruolo dell’isolamento con diga di gomma nel protocollo delle faccette dirette?
L’isolamento con diga di gomma assicura un campo asciutto e privo di contaminazioni, condizione essenziale per la stabilità adesiva. Inoltre, facilita la gestione dei margini incisali e cervicali, riducendo il rischio di infiltrazioni e discromie. - Come gestire i margini incisali nelle faccette dirette in composito?
La corretta preparazione dei margini incisali permette di ottenere spessori adeguati e una transizione naturale tra dente e composito. Una leggera bisellatura e la stratificazione controllata migliorano estetica e resistenza nel tempo. - Quanto durano le faccette dirette in composito?
In media, le faccette dirette in composito hanno una durata clinica di 5–7 anni, ma con corretta indicazione, isolamento con diga e manutenzione professionale possono superare anche i 10 anni. - Le faccette dirette resistono nei pazienti con bruxismo?
Nei pazienti con abitudini parafunzionali non controllate le faccette dirette rischiano fratture precoci. In questi casi è più indicato ricorrere a faccette indirette in ceramica o associare un bite notturno per proteggere i margini incisali. Rispetto alle faccette indirette in ceramica, le soluzioni dirette offrono maggiore flessibilità clinica, pur richiedendo controlli più frequenti nel tempo. - È possibile cambiare colore con le faccette dirette in composito?
Le faccette dirette permettono di correggere discromie localizzate e uniformare il sorriso. Tuttavia, nei casi in cui il paziente desideri un cambiamento cromatico radicale su più elementi, è preferibile considerare le faccette indirette in ceramica. - Perché i margini incisali sono così importanti nel protocollo delle faccette dirette?
La gestione dei margini incisali è cruciale per ottenere un profilo di emergenza naturale e garantire la resistenza meccanica. Una micro-preparazione corretta consente di distribuire meglio le forze masticatorie e migliorare l’integrazione estetica. - Qual è la differenza di costo tra faccette dirette in composito e faccette indirette in ceramica?
Le faccette dirette hanno generalmente un costo inferiore perché non richiedono laboratorio e vengono completate in un’unica seduta. Le faccette indirette in ceramica, pur più costose, offrono maggiore longevità e stabilità cromatica; quindi, sono indicate per chi cerca un investimento estetico a lungo termine.